Graziella De Palo era appassionata di giornalismo e collaborava con l’agenzia Notizie Radicali, con il quotidiano romano Paese Sera e con la rivista L’Astrolabio. Figlia di un capitano dei carabinieri e di un insegnante di lettere, consegue la maturità classica e si iscrive alla facoltà di lettere dell’Università La Sapienza di Roma e comincia a coltivare la passione per il giornalismo. A vent’anni comincia a scrivere per l’agenzia di stampa Notizie radicali e a collaborare con ABC, Quotidiano donna, I Consigli, Quotidiano dei Consigli, L’Astrolabio. Nel 1980 inizia a collaborare con Paese Sera. Affronta il tema del traffico di armi tra Italia e vicino oriente, intervistando l’onorevole Falco Accame e interessandosi alla figura del colonnello Stefano Giovannone, capocentro del Sismi a Beirut. Tra i pezzi più significativi della giornalista, l’articolo uscito su Paese Sera il 21 marzo 1980, intitolato “False vendite, spie e società fantasma: così diamo armi”.
(Aggiornamento di Loredana Colace, Raffaella Della Morte e Marta Ramadori – 3 maggio 2020)
Le indagini giudiziarie non hanno portato all’individuazione dei colpevoli. I corpi di Graziella De Palo e Italo Toni non sono mai stati ritrovati. Ancora oggi i familiari hanno dei dubbi sulla ricostruzione dei fatti secondo cui quel giorno lasciarono l’albergo e non vi fecero più ritorno.
- 1980 – L’ambasciata italiana si attiva il 15 settembre, su richiesta della famiglia De Palo. Agli inizi di ottobre il Ministero degli Esteri apre un fascicolo. L’inchiesta viene affidata al capo centro del Sismi a Beirut, il colonnello Stefano Giovannone, e non all’ambasciatore italiano a Beirut, Stefano d’Andrea. Uno degli interlocutori principali dei familiari fu proprio il colonnello Giovannone, che ebbe un comportamento sfuggente e contraddittorio e al processo fu il primo a invocare il segreto di Stato sui rapporti con l’OLP. Giovannone diffuse notizie di ogni genere: prima comunicò che Graziella era viva ed era tenuta segregata sotto la sorveglianza di donne arabe poi che non ci fossero motivi per ritenerla ancora in vita. In uno dei suoi articoli Graziella De Palo, senza farne il nome, ne aveva tracciato l’identikit quale referente in Medio Oriente delle industrie italiane degli armamenti.
- 1981 – Il 18 aprile la famiglia De Palo viene ricevuta a Damasco da Yasser Arafat. Il capo dell’OLP promette la liberazione di Graziella. Il 12 giugno la milizia cristiano maronita smentisce la paternità del rapimento, avvenuto a Beirut ovest, territorio sotto lo stretto controllo dell’OLP.
- 1982 – Il 14 gennaio il governo italiano apre un’istruttoria, affidandola a un sostituto procuratore della Procura di Roma.
- 1983 – Il 24 gennaio la famiglia De Palo si reca nuovamente in Libano, portando con sé una delegazione di giornalisti italiani. Abu Ayad, capo dei servizi segreti dell’OLP, che ha invitato i familiari, dichiara che Graziella è ancora viva e in mano ai falangisti cristiano maroniti. Anche questo viaggio non produce alcun risultato concreto per le indagini.
- 1984 – Il presidente del consiglio Bettino Craxi appone il segreto di Stato sulla vicenda. I nomi stessi di Graziella e Italo vengono rimossi dagli elenchi degli appositi annali ufficiali internazionali, che nominano i giornalisti caduti nel mondo sul mestiere.
- 1985 – Il giudice titolare dell’inchiesta in Italia chiede un mandato di cattura internazionale nei confronti di George Habbash, punto di riferimento per tutti i gruppi di opposizione radicali dell’OLP e membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina FPLP, indiziato di essere il mandante del sequestro e dell’uccisione dei due giornalisti. Il giudice chiede, inoltre, il rinvio a giudizio del colonnello Giovannone e del generale Santovito, direttore del Sismi, per favoreggiamento. Il contesto investigativo è quello del cosiddetto “Lodo Moro”, un accordo tra l’allora leader dell’Olp, Yasser Arafat e il Governo italiano, indenne dagli attentati dei palestinesi, che però erano liberi di usare l’Italia come base e luogo di transito di uomini, armi e esplosivi.
- 1986 – L’inchiesta sulla scomparsa di Italo e Graziella si conclude senza colpevoli: George Habbash viene prosciolto per insufficienza di prove e, a causa della loro morte, vengono prosciolti anche gli uomini del Sismi che avrebbero ostacolato la ricerca della verità.
- 2006 – A gennaio il caso ritorna all’attenzione dell’opinione pubblica nel venticinquesimo della scomparsa, grazie alla creazione del sito web toni-depalo.it e una puntata del programma televisivo della Rai Chi l’ha visto.
- 2009 – Il senatore Francesco Rutelli convoca in audizione al Copasir il fratello di Graziella, Giancarlo De Palo. La famiglia, infatti, nei mesi precedenti, aveva presentato un’istanza formale all’allora premier Silvio Berlusconi per ottenere l’abolizione del segreto di Stato apposto nel 1984. Rutelli, con una lettera sottoscritta all’unanimità da tutti i membri del Comitato, chiede ed ottiene da Berlusconi la desecretazione di circa mille documenti in possesso del Sismi (divenuto nel frattempo AISE) sulla tragica scomparsa. I documenti accessibili sono quelli contenenti materiale non direttamente attinente agli accordi stipulati in segreto dal SISMI con l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e che costituiscono il cosiddetto “Lodo Moro”. Si tratta dell’unico caso nella storia italiana che abbia visto l’attuazione delle nuove norme sulla disciplina del segreto di Stato introdotte dall’ultimo governo di Romano Prodi con la legge 3 agosto 2007 n. 124, istitutiva dello stesso COPASIR.
- 2014 – Il 28 agosto viene rimosso il segreto di Stato ma soltanto relativamente a ciò che non riguarda i rapporti tra Italia e organizzazioni palestinesi (lodo Moro).
- 2017 – Al convegno pubblico promosso da Ossigeno, nel maggio di quell’anno, la mamma e il cugino di Graziella hanno detto: “Noi non chiediamo di sapere chi sono i colpevoli, perché sappiamo come sono andate le cose. Noi vorremmo almeno avere i resti di Graziella e Italo”.
- 2019 – A dicembre, accogliendo la richiesta dei familiari e dei colleghi, la Procura di Roma riapre le indagini, grazie ad un testimone anonimo secondo il quale Graziella De Palo stava indagando anche sulla strage di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980, un mese esatto prima della sua scomparsa: secondo il fratello Giancarlo, la giornalista seguiva la “pista libanese”.
Nella richiesta depositata in Procura, si evidenziano le connessioni tra alcuni atti desecretati nell’agosto 2014 e l’arresto nel novembre 1979 di Abu Azeh Saleh, responsabile dell’Fplp (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina) fermato a Bologna per essere il garante del trasporto di due missili terra-aria destinati ai palestinesi.
“Disarmo: perché parlarne soltanto all’Onu?”, “L’Europa contro i «tecnici» della guerra”, “Armi nucleari di teatro: in scena il dramma Europa”: sono alcuni dei titoli degli ultimi articoli redatti da Graziella De Palo e pubblicati su L’Astrolabio e Paese Sera. Sul sito toni-depalo.it è possibile rileggere tutti gli scritti della giornalista, effettuando la ricerca attraverso filtri cronoligici e tematici. Clicca qui.