Fotoreporter, faceva parte del collettivo di fotografi “Cesura”, di cui era uno dei fondatori. Originario di Pavia, dopo una laurea specialistica al Politecnico di Milano, aveva lavorato per l’Agenzia fotografica Grazia Neri e poi viaggiato molto: in Nord Africa (in Tunisia e Libia aveva seguito le rivolte del 2011), Russia ed Europa dell’Est, area per la quale aveva uno spiccato interesse e dove aveva documentato le violazioni dei diritti umani in Kirgizistan e Inguscezia. In Italia aveva lavorato anche sulle condizioni dei migranti nelle regioni del sud e documentato il loro sfruttamento da parte della criminalità organizzata. Le sue foto sono state pubblicate da testate italiane ed internazionali come Newsweek, Le Monde, The Wall Street Journal, Novaya Gazeta. È morto a 30 anni, è stato ucciso insieme al suo collega ed amico Andrej Mironov (giornalista e attivista politico russo, iscritto per alcuni anni al Partito Radicale), nelle vicinanze della città di Sloviansk, nell’Ucraina Orientale, mentre documentava le condizioni dei civili intrappolati durante il conflitto del Donbass. I due, inermi, furono colpiti da una scarica di mortaio durante gli scontri fra l’esercito e la Guardia nazionale ucraini, da una parte, e gli indipendentisti filorussi. Insieme a loro si trovavano un autista locale e un fotoreporter francese, William Roguelon, rimasto gravemente ferito.
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Guarda il documentario Ciao Andy, un abbraccio da Pavia,realizzato da Ossigeno in collaborazione con Volpi Scapigliate Odv; raccoglie i ricordi degli amici di Andy e di chi l’ha conosciuto, le immagini dei suoi reportage, le testimonianze degli studenti che hanno approfondito la sua storia, le tappe della vicenda giudiziaria del fotoreporter
(Aggiornamento di Luciana Borsatti e Giacomo Bertoni – maggio 2023)
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- Nel 2019, per punire i responsabili della morte di Andrea Rocchelli la giustizia italiana ha emesso una condanna di primo grado esemplare nel suo genere. Il processo di primo grado presso la Corte d’Assise di Pavia si è concluso nel luglio 2019 con la condanna a 24 anni di reclusione inflitti a un italo-ucraino, attualmente detenuto, che era membro della Guardia Nazionale ucraina. Ossigeno ha seguito con particolare attenzione tutte le udienze e ne ha dato conto (scopri di più). La sentenza di Pavia è stata appellata ed è stata contestata dalle autorità ucraine e da altri. La parola torna quindi ai giudici. Qualunque possa essere la loro decisione la sentenza di primo grado ha già segnato un importante precedente rispetto alle giustificazioni di solito invocate dagli imputati in questi processi: non si possono attribuire genericamente e impersonalmente alla guerra le responsabilità per l’uccisione dei giornalisti durante i conflitti militari. Esistono infatti anche i crimini di guerra e le responsabilità personali che devono essere perseguite, a tutela dei cronisti e di tutti i testimoni scomodi che rischiano la vita per documentare in nome pubblico le violazioni dei principi umanitari e le atrocità che si compiono a danno dei civili, dei più deboli, affinché vengano impedite e punite (Leggi il commento di Ossigeno).
- 2016 – In maggio sono state ritrovate le ultime foto scattate da Andrea Rocchelli mentre si trovava sotto tiro, prima di essere ucciso. Esse documentano fra l’altro la tempistica degli spari, la conformazione del luogo ove si trovavano le vittime e il fatto che lui e le persone che erano con lui indossavano abiti civili.
- 2017 – Il primo luglio, dopo tre anni di indagini della Procura di Parma e dei ROS dei Carabinieri, viene arrestato, al suo arrivo all’aeroporto di Bologna, l’italo-ucraino Vitaly Markiv, accusato di aver partecipato al gruppo della milizia della Guardia nazionale che avrebbe sparato i colpi di mortaio che hanno ucciso Andrea Rocchelli e Andrej Mironov e ferito gravemente il francese William Roguelon. L’accusa è di concorso in omicidio volontario. Vitaly Markiv è nato in Ucraina nel 1989 ed è arrivato in Italia nel 2002 insieme alla madre e alla sorella. Due anni dopo sua madre sposa un italiano, divenendo cittadina italiana e, quando compie 18 anni, anche lui prende la cittadinanza italiana. La famiglia vive nelle Marche. Poi per motivi di lavoro lui si trasferisce in provincia di Rimini. Quando esplode il conflitto del Donbass, tra milizie governative e filo-russi, Vitaly Markiv torna nel Paese d’origine e si arruola volontario nella Guardia nazionale. Qui avrebbe avuto un ruolo di comando in una milizia installata su una collina della cittadina di Sloviansk, dove Rocchelli e Mironov hanno trovato la morte.
- 2018 – Il 6 luglio comincia a Pavia il processo per concorso in omicidio nei confronti di Vitaly Markiv, 29 anni, ex militare della Guardia nazionale ucraina con doppia cittadinanza italiana e ucraina. Vengono accettate la costituzione di parte civile dei familiari di Andy Rocchelli, che chiedono che per la sua morte risponda lo stato dell’Ucraina. Si costituiscono parti civili anche la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) e l’Associazione lombarda dei giornalisti (Alg); l’associazione di fotografi Cesura. Il processo viene seguito con una copertura giornalistica approfondita da Ossigeno per l’informazione in collaborazione con La Provincia Pavese, l’Unione Nazionale Cronisti Italiani e l’Ordine Giornalisti Lombardia. Le cronache di Giacomo Bertoni sono pubblicato sul sito ossigeno.info e sono inoltrate a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, Harlem Désir, che segue con attenzione l’andamento del processo. Molta attenzione al procedimento è stata dedicata anche dalle autorità ucraine e dalla comunità ucraina in Italia. In particolare, ad assistere ad una delle udienze, il 17 maggio 2019, è il ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov, giunto a Pavia – spiega ai giornalisti– per stare al fianco dei vertici della Guardia nazionale ucraina chiamati a testimoniare, e secondo il quale Vitaly Markiv è innocente ed è considerato in patria “un eroe di guerra”.
- 2019 – Il processo si chiude il 12 luglio, con la condanna di Markiv a 24 anni di reclusione, sette in più di quelli richiesti dal pm Andrea Zanoncelli in quanto la Corte d’Assise non ha ritenuto sussistenti le attenuanti generiche invocate dall’accusa. Nella sentenza la Corte dispone la trasmissione al Governo della richiesta, avanzata dalla Procura, di procedere penalmente nei confronti di un ufficiale della Guardia nazionale ucraina, Bogdan Matkivsky, all’epoca dei fatti comandante di plotone dell’imputato.”Per noi è comunque un momento difficile. Ma questa sentenza rende giustizia ad Andrea e a tutti i giornalisti che rischiano la vita per raccontare la verità”, dichiarano i genitori di Andrea Rino Rocchelli ed Elisa Signori.“Questa sentenza – scrive Alberto Spampinato in un commento sul sito di Ossigeno per l’Informazione – ha suscitato sorpresa e le proteste dei sostenitori dell’imputato, secondo i quali l’impianto probatorio non giustifica la condanna. Tutto ciò sarà riesaminato nel processo d’appello. C’è da augurarsi che lo sforzo per assicurare alla giustizia sia confermato, insieme al “no” secco, assoluto, che la sentenza oppone al fatalismo che ha sempre dominato queste vicende, giustificando, perdonando, riducendo a danni collaterali di lieve importanza i crimini con i quali le forze militari in campo eliminano dalle aree di crisi, dalle zone di guerra i testimoni più scomodi, i giornalisti che potrebbero documentare atti disumani contro i civili, o l’uso spropositato e strumentale della forza militare. (…). Le statistiche dell’UNESCO dicono che l’impunità per questi omicidi è quasi assoluta. La sentenza di Pavia interrompe questa impunità”.Le conclusioni cui giungono i giudici di Pavia sono pubblicate sul blog intitolato a Rocchelli.La decisione stigmatizza anche l’omertà, i depistaggi e l’atteggiamento non collaborativo delle autorità ucraine nella ricerca della verità.Il 17 luglio il ministro degli Esteri ucraino convoca l’ambasciatore italiano a Kiev definendo la sentenza “ingiusta” e chiede “un’inchiesta esauriente e imparziale” in vista del processo di appello. Il 25 luglio il presidente Volodimir Zelensky parla con il premier italiano Giuseppe Conte, definendo la sentenza “ingiustificatamente severa”.
- 2020 – Critiche alla sentenza di Pavia sono venute anche dai Radicali Italiani che fra l’altro sostengono il progetto di inchiesta sulle circostanze della morte di Rocchelli e la produzione del documentario “The Wrong Place”, realizzato da giornalisti indipendenti, patrocinato dalla Federazione italiana diritti umani (Fidu) e presentato a Roma il 14 febbraio 2020. Il documentario – a cura di Cristiano Tinazzi, Olga Tokariuk, Danilo Elia e Ruben Lagattolla – è fra i vincitori del 2020 Investigative Grant Programme della Justice for Journalists Foundation (JFJ), propone una diversa ricostruzione dei fatti e uscirà nel settembre 2020.
- 2020 – Il 29 settembre inizia a Milano il processo di appello. Le autorità ucraine chiedono di assolverlo. La difesa vuole un sopralluogo in Ucraina. (leggi)
- 2020 – Il 1 ottobre la Corte rivela intimidazioni a un’interprete e chiede di indagare. Viene disposta la trascrizione integrale di una intercettazione in cui il condannato in primo grado direbbe fra l’altro “Abbiamo fottuto un reporter”. Il Ministro ucraino: “Markiv è nostro cittadino”. (leggi)
- 2020 – Il 15 ottobre la pubblica accusa e gli avvocati delle parti civili spiegano in aula perché chiedono la conferma della condanna di primo grado a 24 anni di carcere emessa nel 2019 a Pavia, per Vitaly Markiv (leggi). Ma secondo la difesa di Markiv non ci sono prove per condannarlo (leggi)
- 2020 – Il 3 novembre viene emessa la sentenza di appello dalla Corte d’Assise di Milano Vitaly Markiv viene assolto con formula piena. L’imputato viene assolto “per non aver commesso il fatto” e viene scarcerato. La Corte d’Assise d’Appello inoltre revoca i risarcimenti accordati in primo grado anche a carico dello Stato ucraino, ritenuto responsabile civile. Annunciato ricorso per Cassazione dalla Procura generale. (leggi)
- 2020 – A dicembre la Russia ‘riapre’ il caso Andy Rocchelli. Viene emesso un ordine di cattura e estradizione per Vitaly Markiv, con l’accusa di omicidio multiplo, per la morte di Andrei Mironov e del fotoreporter italiano (leggi)
- 2021 – Il 9 dicembre la Corte di Cassazione conferma l’assoluzione dell’italo-ucraino Vitaly Markiv, decretata dalla Corte d’Appello di Milano (vedi qui).
- 2022 – I genitori di Andy Rocchelli condannano pubblicamente l’invasione russa ai danni dell’Ucraina e sollecitano le autorità di Kiev a fare giustizia sull’uccisione del fotoreporter: “Se non vogliamo che altri giornalisti e fotografi intenti a fare onestamente e coraggiosamente il loro mestiere entrino nel mirino di chi li considera testimoni scomodi dobbiamo creare una deterrenza saldissima contro questo crimine” (leggi qui).
- 2023 – Il 10 gennaio i genitori di Andy Rocchelli si rivolgono alla Corte penale internazionale dell’Aja per chiedere che venga fatta giustizia sulla morte del fotoreporter. A Ossigeno per l’informazione Rino Rocchelli spiega: “La magistratura italiana ha chiuso un ciclo senza trovare un responsabile. Speriamo che i nomi vengano fuori. Ci siamo rivolti alla Corte internazionale dell’Aja che indaga su tutti i crimini in Ucraina dal 2013 ad oggi. Siamo convinti che si possa arrivare alla fine” (leggi qui).