Il dossier di Ossigeno sul caso Andrea Rocchelli e il problema dell’impunità per l’uccisione di giornalisti in zone di guerra e aree di crisi, pubblicato in occasione della Giornata Internazionale IDEI 2020, aggiornato nel 2022

Chi vuole sapere perché non è stato trovato nessun colpevole, nonostante tante indagini, per l’uccisione del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli, avvenuta el 2014 in Donbass,  deve leggere il dossier di Ossigeno “Guerre, giornalisti uccisi e impunità”.

Pubblicato la prima volta nel 2020 in occasione della Giornata Internazionale dell’ONU per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti (IDEI), contiene un riepilogo breve e schematico della vicenda e una presentazione delle persone coinvolte, e ripropone ampi e dettagliati resoconti di cronaca di tutte le udienze del processo penale ai presunti responsabili della morte del giornalista, celebrato tra il 2018 e il 2020.

A maggio 2022, quando la morte del fotoreporter di Pavia è tornata drammaticamente attuale a causa del riesplodere del conflitto in Ucraina, a seguito dell’invasione delle forze militari della Russia, iniziata il 23 febbraio, Ossigeno per l’informazione ha pubblicato una versione aggiornata del dossier. La guerra in Ucraina ha acceso i riflettori di tutto il mondo sia sulla collocazione internazionale di questo paese, sia sulle sofferenze inflitte dai combattimenti alla popolazione civile, sofferenze e lutti documentati ampiamente da giornalisti inviati da ogni paese sul territorio conteso militarmente. Questi giornalisti si sono impegnati nello stesso difficile e rischioso compito per il quale il fotoreporter pavese perse la vita quando c’erano in campo pochi cronisti ed era più pericoloso.

Raccontando la tragica morte di Andrea Rocchelli questo dossier vuole quindi illuminare un aspetto del grande problema della sicurezza dei giornalisti che operano nelle zone di guerra. Un problema riassunto in queste domande:

• Se uno di questi giornalisti rimane ucciso, si riusciranno a chiarire le circostanze e le eventuali responsabilità?
• La giustizia riuscirà a stabilire con chiarezza se le persone coinvolte e le autorità hanno osservato le regole internazionali che impongono il rispetto dei civili disarmati e dei cronisti che svolgono il loro lavoro assolvendo a un compito di interesse pubblico protetto dalle Nazioni Unite, oppure hanno superato il confine fra guerra e crimine di guerra?
• Un singolo paese ha i mezzi e il potere necessari per individuare e punire eventuali responsabili, per non cedere alle cautele imposte dalle relazioni politiche e diplomatiche, come è accaduto in molti casi? O bisognerebbe attribuire questa competenza a una Corte indipendente, possibilmente internazionale?

“Questa è la guerra!” dicono per giustificare le morti di tanti, troppi, giornalisti. Ma questa apodittica giustificazione non è sempre accettabile. C’è bisogno di giustizia e c’è bisogno di affrontare il problema dell’impunità per l’uccisione degli operatori dell’informazione in zone di guerra e di aree crisi.

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