Il ricordo del collega Joachim Rienhardt sul settimanale tedesco Stern. Ossigeno ripropone in parte l’articolo in italiano
OSSIGENO 12 giugno 2023 – di Grazia Pia Attolini – “Sensibile, impegnato nella difesa del prossimo, sia in redazione che attraverso i suoi reportage”. Viene ricordato così il reporter Gabriel Grüner dal collega Joachim Rienhardt in un articolo pubblicato sull’edizione online di Stern nel 2019, a vent’anni dalla tragica uccisione in Kosovo insieme al fotografo Volker Krämer e al traduttore Senol Alit.
In occasione del 24esimo anniversario, Ossigeno ne pubblica alcuni passi in italiano, arricchendo così la pagina dedicata alla storia del reporter su Ossigeno- Cercavano la verità www.giornalistiuccisi.it
(leggi qui l’articolo in tedesco)
L’ATTENZIONE AI PIU’ PICCOLI
Nel suo articolo, Rienhardt sottolinea la sensibilità e la professionalità del reporter. Ad esempio, ricorda, avviò “una campagna di aiuti grazie alla quale furono raccolti “più di 1,14 milioni di marchi (oggi quasi 600.000 euro) per i bambini che muoiono di fame”. L’attenzione ai più piccoli, ai più deboli e indifesi emerge in tutti i suoi reportage come quelli dall’Afghanistan, dall’Algeria e dal Sudan. Anche “nei taccuini che sono stati successivamente trovati, il giornalista aveva annotato: I bambini attaccano i soldati serbi con calci. Sparano in aria”.
PERCHE’ E’ STATO UCCISO?
Cosa sia accaduto il giorno dell’uccisione non è mai stato accertato con certezza. Successivamente venne stabilito che la morte fu dovuta a pura fatalità, tuttavia secondo quanto riferisce lo Stern ci sarebbe stato un mandato di cattura per un sospetto responsabile dell’omicidio. “Nei mesi successivi all’omicidio – scrive Rienhardt – la redazione dello Stern ha intervistato numerosi testimoni oculari e messo a disposizione della polizia criminale di Amburgo tutto il materiale di ricerca. E quando due anni dopo un testimone oculare accettò di ripetere la sua testimonianza davanti all’Alta Corte Regionale di Amburgo, nella primavera del 2001 il più alto tribunale penale di Amburgo emise un mandato di arresto internazionale contro l’ex mercenario Aleksander Tschernomatschensev. Da allora le autorità giudiziarie tedesche, il ministero degli Esteri e anche lo Stern hanno lavorato all’esecuzione del mandato d’arresto, finora senza successo (aggiornamento al 2019,ndr). Aleksander Tschernomatschensev era un impiegato dei servizi segreti russi. È stato protetto dalle autorità russe fin dall’inizio e successivamente dichiarato disperso. Gli investigatori tedeschi che lavorano sul caso ritengono del tutto possibile che il sospetto assassino sia stato liquidato dai colleghi dei servizi segreti per risparmiare alla Russia un simile processo. Il mandato di arresto è ancora attivo. La speranza che si realizzi è tenue”.
Secondo la ricostruzione giornalista dello Stern, si legge nell’articolo, il 13 giugno 1999, una colonna militare serba in ritirata aveva bloccato la strada in cima al Passo Dulje. Il team dello Stern viaggiava su una Mercedes rosso vino di Senol Alit e dovette fermarsi dietro di loro. Il mercenario “è arrivato poco dopo su una Toyota rubata ad alta velocità e si è gettato nel fosso. L’uomo in uniforme da combattimento è sceso, è corso verso la Mercedes, ha urlato e ha sparato all’auto con il suo kalashnikov. Ha sparato a vuoto con l’intero caricatore, ha trascinato le sue vittime fuori dall’auto e si è messo al volante della Mercedes. Le squadre hanno continuato il loro volo verso la Serbia. Sembra che i tre colleghi siano dovuti morire perché il mercenario aveva bisogno di un’auto per mettersi in salvo”.
L’ULTIMO VIAGGIO
“Prima del viaggio in Kosovo, Gabriel Grüner aveva annunciato che avrebbe dovuto essere il suo ultimo viaggio in guerra. Lo ha detto ad amici e colleghi, compresa la sua compagna Beatrix Gerstberger, ovviamente. «Racconti di stragi, gas velenosi; guardare foto orribili di cadaveri, il cervello paralizzato, una stanchezza che ho provato anche negli ultimi viaggi in Bosnia; l’inutilità di poter impedire cose del genere», le aveva raccontato. in una email. E anche dalla “voglia di cimentarsi in qualcosa di bello”.
“Gabriel Grüner desiderava scrivere di arte e di letteratura. Ma chi lo ha conosciuto sa che sarebbe stato difficile per lui dire addio ai reportage di crisi. Sarebbe quasi certamente andato nei Balcani ora, forse con Volker Krämer. Era, come diceva di sé, specializzato nell’analisi della realtà e desideroso di scrutarla, comprenderla. Entrambi avrebbero voluto sapere cosa ha portato la pace al popolo. Sapevano che è particolarmente importante dare un’occhiata da vicino quando tutti gli altri hanno da tempo guardato dall’altra parte. Democrazia, giustizia e pari opportunità non possono essere date per scontate solo perché le pistole tacciono”.
Tratto da IN MEMORIA DI GABRIEL GRÜNER E VOLKER KRÄMER, pubblicato su Stern, il 13 giugno 2019 di Joachim Rienhardt