Guido Puletti nasce in Argentina. Il padre è un emigrato italiano della provincia di Perugia; la madre ha ascendenti spagnoli e inglesi. Studia alle scuole superiori italiane e inglesi e si avvicina ai gruppi della sinistra peronista. Dopo l’avvento della dittatura militare (1976) pagherà con il carcere e le torture il suo impegno politico e sindacale e nel 1977 viene espulso dall’Argentina, insieme alla moglie e ai due figli. Si trasferisce in Italia dove, nel 1981, comincia la carriera di giornalista scrivendo per il quotidiano Bresciaoggi, collaborando con agenzie e periodici, viaggiando per il mondo e affermandosi quale specialista di politica ed economia internazionali. Tra il 1989 e il 1991 concentra la sua attenzione sui profondi sconvolgimenti politici e sociali nell’Europa dell’Est. La guerra nella ex Jugoslavia diventa centrale nella sua attività giornalistica e di analista politico. Muore il 29 maggio del 1993, ad appena 40 anni, in Bosnia, durante il conflitto nella ex Jugoslavia. Quel viaggio in Bosnia, che non era il primo, era finalizzato alla realizzazione di un progetto di solidarietà a favore delle città di Vitez e di Zvidovici. Da questa seconda località, come era stato concordato, cinque volontari italiani, tra i quali Guido Puletti, dovevano portare in Italia, con un pullman, 62 persone: un gruppo di vedove con i loro figli, per sottrarle alla guerra. Vicino a Gornji Vakuf il convoglio viene assalito dai “Berretti Verdi” del comandante “Paraga”, al secolo Hanefija Prijc, che fanno scendere i cinque volontari, li scortano fino a una vicina radura per fucilarli. Due riescono a fuggire. Muoiono, insieme a Guido Puletti, Sergio Lana, studente di 21 anni di Gussago, e Fabio Moreni imprenditore cremonese di 40 anni. Nel settembre del 1998 il ministero di Grazia e Giustizia italiano ha riconosciuto l’eccidio come un “delitto politico”.
Tratta dalla raccolta a cura di Monica Andolfatto per il libro Giornata della Memoria dei Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo, Roma, 2008
Tratto dall’ introduzione al volume: Guido Puletti, Il mondo che non c’è, Datanews, 1996, a cura di Cinzia Garolla e Francesco Germinaro
Il racconto di Cinzia Garolla, compagna del giornalista
(Aggiornamento di Alberta Del Bianco e Grazia Pia Attolini, 3 maggio 2020)
- 2000 – Hanefija Prijic (detto “Paraga”), l’ufficiale dell’Esercito bosniaco che comandò a due suoi sottoposti (non identificati) l’eccidio del 29 maggio 1993 in cui rimase ucciso anche Guido Puletti, viene arrestato in Bosnia il 6 ottobre 2000.
- 2001 – Il 28 giugno 2001, al termine del processo di primo grado, tenuto a Travnik, Hanefija Prijic viene condannato a 15 anni di carcere.
- 2002 – La pena viene ridotta a 13 anni, in appello.
- 2014 – Hanefija Prijic viene scarcerato nel febbraio 2014, dopo aver scontato 4 mesi aggiuntivi di detenzione per altro reato.
- 2015 – Il 26 ottobre 2015 viene arrestato in Germania su mandato di cattura internazionale emesso dalla Procura di Brescia.
- 2016 – Viene estradato in Italia il 19 febbraio 2016 e sottoposto a processo per i reati di omicidio, tentato omicidio, sequestro di persona e rapina aggravata dall’uso di un’arma da fuoco. Si costituiscono parte civile due sorelle di Guido Puletti, la sua convivente al momento della morte e Cristian Penocchio e Agostino Zanotti, unici sopravvissuti alla strage.
- 2017 – Al termine del processo di primo grado, a Brescia, Hanefija Prijic viene condannato con rito abbreviato all’ergastolo il 2 marzo 2017; pena commutata a 20 anni in appello, il 29 settembre 2017.
- 2018 – La condanna viene confermata in sede di Cassazione il 9 maggio 2018. Hanefija Prijic, infine, avendo già scontato 13 anni in patria, sommando il periodo trascorso nelle carceri bosniache a quello passato in Italia, grazie all’indulto e alla scarcerazione anticipata, viene scarcerato il 28 agosto 2018.