Intervento di Francesco Lamantea dell’Istituto tecnico di Bisceglie (Bt) nel corso della cerimonia di consegna dei Pannelli della Memoria, a conclusione del progetto “Cercavano la verità” (leggi)

Francesco Lamantea

di Francesco Lamantea – È estremamente significativo ritrovarsi a condividere le esperienze vissute nell’ambito del progetto “Cercavano la verità” inserito nel percorso “Semi di legalità”, perchè chiamati come comunità educanti a favore del contrasto alle mafie e della libera informazione. Ritengo doveroso ringraziare i relatori dell’incontro; nello specifico il professor Giuseppe Mennella per l’associazione Ossigeno per l’informazione onlus e il Prefetto della Bat, dottor Caccavone, per aver sottolineato il ruolo fondante della memoria come significante concreto dello spirito di servizio per cui sono stati privati della vita giornalisti, magistrati, scrittori e testimoni delle forze dell’ordine anche delle nostre realtà locali.

È importante constatare come siano proprio i più giovani ad essere adescati dalle organizzazioni mafiose, irretiti dalla mancanza di conoscenza, dalle lusinghe di una falsa libertà, ma al contrario “schiavi” di un sistema che fa leva proprio su chi non è stato adeguatamente incluso in una rete di conoscenza e condivisione della realtà di morte e distruzione delle mafie. Affinchè la memoria di questi trenta testimoni della verità e della libertà di informazione sia realmente viva è opportuno che si faccia esperienza di legalità come è avvenuto nelle nostre scuole, auspicando che questo percorso possa proseguire i prossimi anni e contribuire a “fare rete”, partendo da noi giovani studenti.

Ringrazio i professori della mia scuola, voi referenti, l’Azione Cattolica giovani e il dottor Vincenzo Arena per averci offerto l’opportunità di vivere un percorso di formazione e conoscenza dei retaggi delle mafie nei nostri contesti con la passione del giornalista per la scrittura e la libertà di informazione. La stessa libertà di informazione per la cui tutela è nato l’osservatorio Ossigeno per l’informazione e per cui sono morti questi trenta giornalisti uccisi dalle mafie, dal terrorismo e in zone di guerra, simbolo di una miriade di testimoni di giustizia vittime per il loro spirito di servizio e amore per la verità. Concludo tenendo a mente le parole del nostro vescovo, S.E. Mons. D’Ascenzo, che ha evidenziato quanto noi giovani siamo destinatari di un bene unico e che il nostro presente e futuro stiano a cuore a tutti i responsabili delle istituzioni delle realtà locali per cui questo progetto “Semi di legalità” ha preso forma.

 

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